Ep.1 Esiste la solitudine in Ghana?

LEONARDO

Il problema principale  secondo me è il pregiudizio e la cattiva comunicazione che c’è sull’Africa in Europa e in Italia. Questo è il primo problema, si tende a generalizzare l’Africa, io dico per scherzare, dato che sono di Terni, come se l’Africa fosse della provincia di Terni. in realtà sono 54 stati molto diversi da loro, ognuno ha la sua realtà e complessità, sono molto diversi, molto distanti tra loro. 

L’Africa è sempre descritta come fame, jaidismo, bambini col ventre gonfio affamati… purtroppo c’è ancora questa immagine.

NARRATORE

A parlare è Leonardo, fondatore di Kanaga Africa tours, uno dei pochi tour operator specializzati in viaggi nel continente africano. In questa stagione, conosceremo il Ghana, Africa Occidentale. Lo faremo attraverso le parole di chi in Ghana ci vive, di chi ci lavora, di chi il paese l’a studiato a lungo. Un confronto con lo sguardo degli altri per allargare il nostro.

Un ragazzo sventola una bandiera del Ghana

Ana è una ragazza, ingegnere brasiliana, che, sulla soglia dei trent’anni, ha accettato un trasferimento lavorativo in Ghana. La sua vita è cambiata.

ANA 

Il Ghana mi ha scelto, questo è quello che dico alle persone. Non sapevo all’inizio molto sul Ghana. E’ triste per noi, da brasiliani non impariamo tanto dei paesi africani ed in particolare dell’Africa Occidentale. Metà della nostra cultura almeno ha le sue radici qui, quindi è un peccato per noi. Il mio piano era viaggiare un po’ per il mondo ma poi ho ricevuto un’offerta di lavoro dall’azienda per cui lavoravo in Brasile, mi proponevano un trasferimento in Ghana. Non ero sicura di voler rimanere a lavorare per quell’azienda, ma qualcosa mi ha chiamata qui, non so dire, sapevo solo che avrei dovuto provare a stare in Ghana per un po’. All’inizio, avrei dovuto stare in Ghana per 6 mesi, poi sono diventati un anno e 8 mesi, poi ho lasciato il Ghana per viaggiare, e un mese e mezzo dopo aver lasciato il Ghana, sono tornata. Ogni volta che lasciavo il Ghana mi trovavo a tornare indietro.

LEONARDO

il Ghana è un paese particolare della fascia costiera del Golfo di Guinea, perchè geograficamente e culturalmente è diviso in due, la parte nord e un paesaggio tipico saheliano molto simile a quello di Burkina Faso, Mali e Costa D’Avorio, come tipo di etnie e anche di servizi e sviluppo locale.

Andando al centro sud diventano foreste tropicali fino ad arrivare alle spiagge orlate di palme. In un viaggio da sud a nord c’è veramente un cambiamento di paesaggi e cultura notevole considerando un altro elemento del paesaggio che è il lago Volta, il lago artificiale più vasto del mondo, facendo il tour di 10 giorni si possono incontrare tutti questi paesaggi. 

Veduta dall'alto della costa ghanese: lunghissima spiaggia di sabbia

A nord sono a maggioranza musulmana mentre da Kumasi in giù è tutta un’altra fascia a predominanza cristiana ma sui livelli di infrastrutture e sviluppo diversi rispetto alla sua parte nord ma anche diversi ai vicini a est e a ovest francofoni. Per scherzare,  dico sempre che gli abitanti del Ghana del sud pensano di confinare a est con la Nigeria, che è il paese anglofono più vicino con un tipo di sviluppo simile, anche se in mezzo si scordano ci sono due paesi. mentre ad Occidente confina con gli Stati Uniti.

Questa è la mentalità, sono anche fuori dall’ UEMOA che è la comunità monetaria dell’Africa dell’ovest e hanno una moneta indipendente, il cedi. Il Ghana è un paese tra i più stabili della regione, con il Senegal. Nell’Africa dell’ovest è sempre la prima o la seconda economia, soprattutto in termini di esportazione di cacao e petrolio Ha un peso nell’Africa dell’Ovest anche dal punto di vista simbolico. E’ stato il primo paese ad ottenere l’indipendenza dai coloni. 

ANA

C’è questa separazione tra nord e sud che ha a che fare anche con i lavori che le persone fanno, tradizionalmente ci sono prevalentemente pastori nel nord, pescatori nel sud. Anche  la struttura famigliare è diversa, c’è poligamia più nel nord che nel sud. parlando di ricchezza, ci sono controversie su questo: penso che adesso nella regione centrale del Ghana con la città di Kumasi, la capitale degli Ashanti, un popolo molto ricco, anche durante i giorni del colonialismo.

NARRATORE

Il Ghana ha un’estensione territoriale di 238mila km2, all’incirca pari alla Gran Bretagna, o all’’Italia, senza contare le isole. Conta 30 milioni di abitanti, la metà dell’Italia, e pensate che le donne ghanesi hanno circa 3,8 figli per donna, contro l’1,3 italiano e un’ aspettativa di vita di 67 anni, da noi è di 82, ed un’età media di 21 anni. In Italia è di 47. La sua città più grande e moderna è la capitale, Accra, 2 milioni e mezzo di abitanti. Questo significa: in futuro avremo sempre più a che fare con questo paese, dall’economia solida ed in crescita. La Banca mondiale considera il Ghana un paese a reddito tra basso e medio. 

Ana, raccontaci un po’, com’è andato il trasferimento ad Accra? C’è una comunità di expat?

ANA

Ci sono tanti expat, non molti brasiliani ma tanti europei, tanti dal Medio Oriente ed Asiatici. C’è una enorme comunità di expat. Quando mi sono trasferita, il mio contratto era locale, ero assunta da una azienda locale, non da expat. Ma ero sempre una donna bianca proveniente da un altro paese. Quindi ero considerata una expat. All’inizio, i miei primi anni in Ghana non sono stati così facili. A quel tempo, per il modo in cui i ghanesi stringono amicizia, che è attraverso eventi sociali connessi alla famiglia: funerali, cerimonie per l’assegnazione del nome, matrimoni…cui devi essere invitato. La maggior parte dei miei colleghi erano occupati con i loro eventi collegati alla chiesa, alla loro comunità, matrimoni e funerali, quindi io ero molto legata a loro durante la settimana ma durante il weekend ero un po’ isolata, stavo da sola.

Un’altra cosa è che ero li da poco e avevo questo desiderio di viaggiare, quindi ogni weekend quasi viaggiavo da qualche parte in Ghana. Non era facile quindi per me fare amicizie. Questo è stato comunque un aspetto positivo, ho visto tanti posti nuovi e penso di averne visti più di un tipico ghanese, sono stata a nord a sud da ovest ed est, conosco abbastanza posti in Ghana ma non ho creato tante connessioni all’inizio, perchè all’inizio sarei dovuta stare qualche mese. Quindi mi ero detta: perchè creare tanti legami? Ma poi ho deciso di restare, e a quel punto il mio approccio è cambiato, e non sono stata troppo a contatto con la comunità expat.

C’è poi una sorta di segregazione tra expat e locali, in tutte le capitali almeno dell’Africa Occidentale. Per esempio, i ristoranti, ce ne sono alcuni che son di proprietà di straniera o di ghanese, stessa cosa per gli hotel,  ostelli, alcuni business appartengono agli expat, e i prezzi sono alti, molto piu alti. Quindi quando lavoravo per l’azienda mi potevo permettere prezzi da expat, ma quando ho lasciato il lavoro, non più. E’ stato a quel punto che mi sono davvero integrata, quando ho lasciato quella bolla di expat.

NARRATORE

Com’era la cultura del lavoro? Con il tuo boss, con i tuoi colleghi, lavoravi tanto..?

ANA

Ad essere onesti, la più grande sorpresa è stato scoprire quanto sia simile la cultura ghanese e quella brasiliana. Tutti mi chiedono se ci fosse qualche cultural shock e cosa ho imparato, e le differenze…il più grande shock è stato realizzare che non c’era un cultural shock, che mangiavamo cibo simile, che la vita lavorativa era simile. In Ghana, da brasiliana, non so molto sull’Italia e italiani, ma almeno nella mia percezione, da latini, noi siamo molto amichevoli, non abbiamo questo gran concetto di spazio personale, noi ci tocchiamo, abbracciamo, parliamo con tutto il corpo… quindi è lo stesso in Ghana. Le persone sono estremamente accoglienti e amichevoli. C’è questo senso di comunità dove tu ti senti che appartieni ad una comunità. Anche se io sono una straniera chiaramente, per il colore della mia pelle, da donna bianca, nonostante ciò mi fanno sentire parte della loro cultura.

NARRATORE

Hai sottolineato questo senso di forte accoglienza e comunità. mi chiedevo se depressione e solitudine fosse qualcosa che hai percepito, tra i tuoi amici ghanesi?

Posso darti la mia percezione. Ho studiato e letto tanto di queste cose ma non sono una professionista, ed ho una visione da straniera, e da persona non di colore. Io parlo di me, personalmente, non penso che mi sentirei mai sola, in Ghana. Certo, durante i miei primi mesi, ma quando mi sono trovata parte della comunità in Ghana non penso mi sentirei mai sola o sentirei di non avere mai il supporto della comunità. E’ il contrario, c’è sempre qualcuno li per te e questo è stato forse il motivo per il quale io ho sentito che mi trovavo bene in Ghana in una maniera che mancava in Brasile, anche se ho passato li 26 anni della mia vita lì.

Non ho la stessa percezione in Brasile, sentire che ci sono persone che veramente ci tengono a te. Penso che il motivo ha a che fare con la struttura famigliare, loro non hanno solo la nozione della famiglia normale, mamma, papa, fratelli e io, ma tutti sono parte della famiglia, tutta la comunità è la loro famiglia, e addirittura, non so se sia cosi per tutte le etnie, ma almeno in molte, non hanno parole per distinguere zio, zii, cugini, ma usano le stesse parole: lo zio è il papa, i cugini sono fratelli o sorelle. Non c’è una situazione in cui non si abbia qualcuno di familiare attorno, perchè anche nel caso in cui venga a mancare un parente, per esempio, ci sono sempre il resto dei familiari, come fossero genitori adottivi. C’è il resto della comunità.

Da una prospettiva occidentale, vedo questo aspetto in maniera positiva, ma c’è anche tanta pressione che viene da ciò.  lo vedo nei miei amici, c’è un enorme senso di responsabilità, dal fare parte di una comunità cosi grande. Fare parte di una comunità è bello, ma tu sei anche responsabile per la comunità. Per esempio, quando ho deciso di lasciare il mio lavoro e viaggiare da sola per il paese nessuno ha capito come io abbia potuto fare questo. e io rispondevo: ok, ma non sono sposata, non ho figli, e tutti mi rispondevano: si, ma ha comunque una famiglia, no, devi sostenere i tuoi genitori. per esempio. Dato che non c’è un sistema di welfare,  quando le persone hanno sessant’anni e non possono più lavorare, non c’è un aiuto dal governo, e non c’è il a pensione, non possono contare sullo stato, e dunque contano sui loro bambini.

Da questo deriva una grande responsabilità e pressione. Molti miei amici che hanno la mia età, hanno questa enorme responsabilità. è l’opposto dall’isolamento, e solitudine, è piu l’ansia di dover supportare finanziariamente i parenti, ma anche i fratelli, di solito il maggiore si prende cura e supporta finanziariamente i fratelli minori. Io sono la maggiore nella mia famiglia e avrei dovuto avere la responsabilità anche per l’educazione di mio fratello e delle mie sorelle. questo cambia ovviamente tutta la dinamica della mia vita, le mie scelte non sono solo mie, sono condivise, questa è una grande differenza.

NARRATORE

Individualismo, solitudine, egoismo… Sono spesso considerati il vulnus delle società occidentali, un male da estirpare. Ma abbiamo mai davvero pensato a quali possano essere le alternative? Come si struttura una società, quando l’individuo non conta più solo sulle sue forze, e quelle di un sistema sociale ben organizzato, ma è inserito in un sistema familiare fitto? Da una parte non esiste solitudine, ma dall’altra parte, la libertà del singolo è subordinata all’appartenenza sociale, la comunità influenza le scelte del singolo. Capirete bene, non c’è un sistema migliore dell’altro, a seconda dell’indole e della personalità di ciascuno, ci si può trovare bene in uno o nell’altro sistema. 

Nelle prossime puntate, capiremo meglio le radici sociali e storiche che hanno portato a  questo forte senso di comunità. Indagheremo quindi l’organizzazione sociale ghanese e le sue origini storiche. Seguiteci, in questo viaggio. La consapevolezza è l’arma più potente.

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